lunedì 15 aprile 2013

Mediazione Familiare: quando le azioni ti riportano nel mezzo. (Daniela Marrocco | Mediatore Familiare)

Questo articolo è stato scritto 6 anni fa, quando la mediazione era in diffusione ma non ancora riconosciuta come mezzo stragiudiziale di ricomposizione del conflitto tra le parti che intendevano separarsi, al fine di trovare un accordo win-win, nell'ottica della tutela dei figli.
Oggi, grazie al lavoro di scuole di Formazione (ndr. Ikos Bari) e di altrettanti colleghi mediatori, questo strumento sta diventando sempre più una scelta. Per ritrovare un equilibrio anche nella separazione e riportare l'attenzione su chi nella divisione di un sistema famiglia conta di più: i figli.

Mediazione: quando le azioni ti riportano nel mezzo... di noi.

Potrei iniziare a parlare della mediazione familiare quando poco più di 10 anni (ndr: Daniela Marrocco)* fa ho iniziato il mio percorso proprio qui, in IKOS, avventurandomi in una professione ancora tutta da disegnare. Potrei scrivere degli occhi aperti di coloro che vagavano nell'attesa di una risposta alla domanda: conosce la mediazione familiare? e dello stupore quando spiegavo loro che la mia professione era quella di agevolare un percorso di comunicazione tra due persone che stanno per separarsi.
Potrei elencare le infinite iniziative che hanno accompagnato il matrimonio con una professione che parla di dolore, conosce il sapore delle esperienze di separazione e degli accordi da realizzare.
Invece, voglio parlarvi di quello che la MEDIAZIONE riesce a fare quando è in atto, quando riesce a realizzarsi, quando vive e aiuta a ricreare un futuro nuovo. Oggi che si è consolidata nel tempo, grazie alle numerose iniziative di divulgazione e ai percorsi di formazione che IKOS ha promosso nel tempo.

La MEDIAZIONE FAMILIARE non è soltanto una definizione. 
E' soprattutto una PROFESSIONE che mira ad agevolare un processo di autonomia tra i due coniugi che hanno intrapreso un percorso di separazione. E' il mezzo attraverso cui possono tornare a COMUNICARE, a ricreare un ambito di RELAZIONE dove ricercare NUOVI EQUILIBRI, per se stessi e per i FIGLI, in particolare.
ESSERE MEDIATORE FAMILIARE OGGI è una grande OPPORTUNITA' di crescita PROFESSIONALE E PERSONALE.
Un'opportunità reale per entrare in contatto con le persone e la loro storia di vita, guardando verso il futuro dell'esperienza tutta da creare.
Nell'esperienza di 10 anni di attività di mediazione, a prescindere dal risultato, ho ricevuto dalla MEDIAZIONE e dal SUO ESERCIZIO una ricchezza di vita e di professionalità che mi consentono di potere condividere la mia abilità con coloro che vogliono diventare MEDIATORI OGGI.

Nella realtà dei divorzi in crescita e delle separazioni in aumento, il MEDIATORE rappresenta la professionalità del PRESENTE.
Un attore discreto e professionale in grado di rimettere al mondo nuove concezioni di relazione, di autonomia, tra parti che hanno smesso di mettere in comune una parte di sè.
Nel suo lavoro, il MEDIATORE è soprattutto colui che agevola la presa d'atto di sè, la rivalorizzazione della persona in quanto capace di creare un proprio futuro diverso da quello vissuto, con presenza umana ed empatia.
In questo approccio alla mediazione, imprescindibili sono le conoscenze e le abilità pratiche legate alla relazione interpersonale e alla comunicazione offerte dalla PNL Bio-etica: un approccio ecologico e soprattutto indispensabile per accedere a quell'esperienza emotiva e quotidiana che spesso occulta le intenzioni positive di ogni comportamento, scelta, azione.

DIVENTARE MEDIATORE OGGI è l'opportunità per DIVENTARE PROFESSIONISTI VERI DELLA RELAZIONE DI AIUTO E inserirsi in un ambito professionale dove gli ambiti di azioni sono infiniti, come le esperienze di vita di tutti noi.
"Tutto il resto era ancora nulla. Inventarlo - questo sarebbe stato meraviglioso." A. Baricco
Ed è in questo che il MEDIATORE con la sua abilità e neutralità può inserirsi: aiutare i coniugi separandi a re-inventare ciò che ancora non si riesce a vedere.

Ringrazio personalmente IKOS per il valore degli insegnamenti, e per l'opportunità fornitami di condividere il mio lavoro e la mia dedizione con tutti coloro che nel tempo sceglieranno la mediazione familiare e la relazione di aiuto come professione del prprio prossimo futuro.

Daniela Marrocco
Mediatore Familiare, Coach e Counselor
www.ikosageform.it

venerdì 12 aprile 2013

IL POTERE DEI NO. di DANIELA MARROCCO COACH


IL POTERE DEI NO.
Comunicare se stessi parte certamente dalla disponibilità, dalla capacità di essere propositivi e aperti agli input altrui. Dire SI è un modo per aprirsi, per comprendere, per accettare l’altrui punto di vista, per conoscere, per apprendere, per sperimentare, per crescere.
Tuttavia, dire SEMPRE SI, può diventare un’arma a doppio taglio. Il si può tradursi in una prigione relazionale – sia che si tratti di ambiti familiari, relazionali e professionali .
Alla radice della impossibilità o incapacità di dire NO esiste una reale motivazione. In primis il senso di insicurezza e di stabilità emotiva che il NO comporta. Le persone super disponibili esprimono questa difficoltà di rifiuto a fare ciò che non amerebbero o che non sentono giusto fare, proprio perché sono imprigionate in uno schema che porta loro comunque dei vantaggi. Primo fra tutti, l’essere VISTI come persone disponibili. L’etichetta li distingue e rende loro possibile una identificazione altrimenti ritenuta non possibile. Una etichetta che li imbottiglia in una gabbia di insicurezza o atteggiamento dubbioso.
Aderire alla altrui volontà è un atteggiamento tipico dei bambini, peraltro. Un modo per agire la parte del “bravo bambino che merita amore e fiducia”, uno schema adattivo per farsi vedere e riconoscere nell’età infantile dalle figure più importanti del sistema: i genitori.
Si tratta di fatto di un retaggio dovuto all'abitudine ad obbedire di fronte all’autorevolezza, sviluppando un atteggiamento remissivo. Normalmente, l’incapacità o la difficoltà ad esprimere DISSENSO o un NO nascono dalla interazione frustrante con figure autorevoli (genitori, insegnanti) e insegnano di fatto al soggetto una modalità di interazione più adeguante e morbida.
Dire NO, comunque , è una presa di responsabilità da parte di chi lo esercita. La responsabilità di non assecondare le aspettative altrui, correndo il rischio di “non essere corrisposti o amati o accettati”.
In qualche modo, è come se esistesse una sorta di guardiano interno che obbliga la persona a dire SI piuttosto che esprimere il REALE DESIDERIO INTERNO, impedendone la attuazione. Al tempo stesso, questa tensione, porta ad un conflitto interno davvero molto forte.
Pertanto, potremmo dire che il SI esterno – in questi casi – corrisponde ad un NO FORTE E CENSORE interno.
Dire sempre si è tra l’altro, un modo per illudersi che gli altri ci amino e ci accettino per come siamo.
L’EQUILIBRIO è LA CHIAVE.
Certo, non vogliamo dire che dire NO sia la soluzione ai problemi di relazione o ai conflitti interni. Anzi. Il si e l’assertività rimangono importanti nella comunicazione, in termini di accettazione dell’altro.
Il NO è tuttavia un’arma potente di affermazione di sé e di equilibrio interno. Ci sono casi e situazioni in cui il NO all’altro diventa una protezione interna, un modo per salvaguardare la propria stabilità emotiva e in taluni casi estremi persino l’incolumità fisica.

COME MIGLIORARE QUESTO COMPORTAMENTO?
1)  CONSAPEVOLEZZA:  “Rendersi  conto delle ragioni storiche di questo comportamento verso gli altri è  senz’altro un primo passo che consente di essere autentici nelle  relazioni.
2)  PRENDERE ATTO DEI PROPRI DESIDERI
Imparare ad esprimere e rendere noti -  a se stessi prima di tutto – i propri desideri. Gli stessi che annulliamo e di cui non siamo consapevoli lasciando spazio solo all’altrui richiesta.
3)   ONESTA’ E SENSO DI REALTA’
Imparare ad esprimere ciò che si pensa in modo assertivo, anche se in contrasto con l’altrui volontà. Il conflitto è infondo uno stato naturale della relazione. Esprimere onestamente il proprio pensiero supporta il senso di responsabilità e rafforza il senso di capacità a saper gestire situazioni anche diverse e complesse, aumentando il livello di autostima.
4)  RISCHIO E RESPONSABILITA’
Rischiare di deludere e dire di no piuttosto che coltivare questo bisogno continuo di non deludere l'altro. Si può iniziare dalle piccole azioni quotidiane
5)  SENSO DI SE’
Realizzate una immagine anche visiva di chi siete e di chi volete essere, con la distinzione di ciò che dipende da voi direttamente e cosa dagli altri. Realizzerete con meraviglia che sono davvero molte le cose che possiamo fare per noi senza dovere cedere all’altrui volontà e che ci fanno sentire pienamente soddisfatti, accettati e amati. La disponibilità verso gli altri e l’essere al servizio degli altri possono rimanere scelte che riserviamo a coloro che sono davvero importanti per noi.

DIRE SI A NOI STESSI ATTRAVERSO UN NO, serve a dare un messaggio di amorevolezza verso noi stessi anche al mondo esterno.
(Ama il prossimo tuo come te stesso. )