giovedì 15 novembre 2012

Daniela Marrocco Relatore a ORIENTAGIOVANI 2012

Daniela Marrocco, Life Coach, Relatore all'evento ORIENTAGIOVANI (BARI)


Venerdì, 16 novembre, ore 9:00, presso la sala Consiliare del Comune di Bari, Daniela Marrocco sarà tra le relatrici della XIX edizione di Orientagiovani, una manifestazione nazionale di grande impatto comunicativo organizzata da Confindustria BARI e BAT.
Lo scopo di tale iniziativa è di offrire ai ragazzi di terza media l’opportunità di conoscere più da vicino il mondo dell’impresa e del lavoro.

Di seguito il programma dell'evento con inizio alle ore 9.00:
Francesco Frezza, Presidente Giovani Imprenditori di Confindustria Bari e Bat


Ruggiero Francavilla, Dirigente dell'Istituto Scolastico Regionale di Bari
Daniele Rutigliano, Fondatore della web agency Aproweb col tema "Strumenti web per lo studio"
Pasquale Adamo, Responsabile professional network Jobelite.it col tema "L'uso consapevole del web"
Daniela Marocco, Life Coach: Orientamento al talento
Milena De Marinis, Informagiovani Comune di Bari.

Vi aspettiamo per ORIENTARCI MEGLIO.

martedì 16 ottobre 2012

Lui&Lei, la Relazione e la Devozione. DanielaMarrocco Coach

LUI, LEI e la RELAZIONE e la DEVOZIONE.

 Partiamo subito da una considerazione etimologica.
La parola devozione proviene da di-voto, ovvero promessa fatta con voto.
Viene utilizzata per esprimere un atteggiamento di assoluta dedizione verso il soggetto del voto o della promessa.
Un po’ quello che accade con i voti nuziali..o il servizio sacerdotale, o l’ordine delle suore.
Di devozione oggi voglio scrivere e parlarvi ma in termini di relazione.

Tralascerò quell'atteggiamento di dedizione e appassionata attenzione che ognuno di noi conserva verso uno sport, un lavoro, una missione o un'idea, per concentrarmi sulla DEDIZIONE e le RELAZIONI DI COPPIA.
Più precisamente, nel mio lavoro in questi giorni, diversi interlocutori maschili mi hanno informata sulla mancanza di dedizione delle proprie compagne, o eventuali compagne.

Di qui, il mio interrogarmi su COSA VOGLIONO GLI UOMINI VERAMENTE?
Molte sono le coppie in crisi che denunciano un’autentica confusione e crisi dei RUOLI.
Ed ecco perché ho cominciato ad esplorare cosa vogliono i signori uomini ORA.

Se è vero che le signore hanno indossato pantaloni e hanno trovato l’emancipazione, i signori - almeno nel contesto affettivo - sono alla ricerca di donne con le gonne: da dominare?
Non propriamente.
Forse con la parola dominare i signori desiderano tornare al loro ruolo di UOMINI, ovvero di persone in grado di fare la differenza, di prendersi in carico una famiglia e di avere il “controllo della situazione”.
Insomma, di tornare ad essere utili come il sole..e avere una donna in grado di: apprezzarli, amarli, guardarli come se fossero l’8^ meraviglia sempre, insomma…principi azzurri-ma-non-troppo.

L’esigenza di essere UNICI può nascere da diverse fonti che non sono oggetto di approfondimento.
Posso solo rivelare che incontrando alcuni di loro – i signori in questione – molti hanno definito come ESSENZIALE la SENSAZIONE (badate signore, la sensazione) di SAPERE che sono unici per la loro compagna.

I ruoli dunque.
La devozione fa parte di quel gioco di affidabilità e fedeltà che un UOMO si aspetta dalla sua DONNA.
Una sorta di ritualità votiva, che risponde all’inconscio bisogno di sentirsi amati, di essere gli unici dispensatori della felicità nel rapporto fino a richiamare quella scintilla divina che è in ogni essere.

Interrogando sia uomini che donne durante il mio lavoro, riscontro tuttavia qualcosa di rivelatorio: la devozione non è solo etimologicamente femminile.
E’ femmina nei modi, nelle attese, nella metafora della Geisha.
Cultura, icone e religiosità fanno della devozione un ingrediente di scelta importante per ogni uomo, che sa sentirne l’odore a distanza.
E’ un istinto quasi primordiale quello dell’attesa devozione del maschio verso la femmina.
Animali inclusi.
Guai tuttavia ad aspettarsi come “naturale” la devozione da parte di un uomo, che più che istintuale si presenta come una SCELTA.

Forse per questo è ancora più preziosa.
Il rapporto tra uomo e donna è quanto di più alchemico e complesso possa esistere, che propone differenti elementi di contatto.
Ascoltando entrambe le voci, appare lamapante che entrambi i generi conservano in sé la VOGLIA di SENTIRSI UNICI, di sentirsi AMATI per come si è, di essere INSOSTITUIBILI.
Essere in grado di far SENTIRE all’altro la DEVOZIONE diventa un anello piuttosto difficile da sciogliere.
Spesso le amanti, ree di promiscuità, non vengono scelte per questa mancanza.

Facciamo un piccolo sommario di quelli che sono gli elementi (secondo lui & lei) che consentono un rapporto sereno e capace di resistere alle tempeste:
-         affetto radicato e profondo, noto con il nome di AMORE;
-         stima reciproca;
-         rispetto della individualità e degli spazi di libertà concordati;
-         devozione/fedeltà;
-         capacità di comunicare;
-         flessibilità.

E aggiungo estrema consapevolezza che le persone cambiano nel tempo e occorre di tanto in tanto riaggiornare quella idea dell’altro cui siamo tanto affezionati.
Per scoprire che ci si conosce ogni giorno.
La conoscenza presunta dell’altro, infatti, è spesso il motivo principe di rotture inaspettate: quelle che si presentano con la nota frase “Non ti riconosco più”.
Per l’appunto!
Ma questa è un’altra parte del mondo dei rapporti tra LUI&LEI.

giovedì 4 ottobre 2012

Coach in bianco e nero. Pura celluloide di saggezza.


Coach in celluloide. La saggezza di essere PERSONE.

Il cinema. La celluloide. I protagonisti. Le STAR.
Sembra spesso che queste persone possano perdere il contatto con la realtà, assorbite dalla celluloide.
Ma forse, quella celluloide, quella colla emozionale che filtrava i loro volti impegnati nell'interpretazioni, riusciva a trasferire quel carisma interno di ciascuno di loro.
Uno tra questi personaggi, autore di se stesso, fu Charlie Chaplin.
Pochissime parole, Icona del film muto o volto di un Dittatore (Hitler) giocosamente deriso per intingere nel bianco e nero un colore (il rosso) di una realtà cruda.
Tra loro, le STAR, ci sono insegnanti che nel bianco e nero hanno trovato la SOMMA dei COLORI, consapevoli dell'OMBRA e della LUCE.
E in quella SOMMA di colori hanno rivelato il PRODOTTO di una ESPERIENZA.
Aritmetica aritmia di esperienze di vita, che ha portato lui Charlie Chaplin a scrivere quanto segue: una SUMMA di indicazioni per ESSERE prima che APPARIRE; VIVERE anzichè INTEPRETARE; PERDONARE al posto del GIUDICARE.
E questo è stato il risultato. 
Per voi, una FORMULA da LEGGERE per cominciare ad AMARSI.
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Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono reso conto che la sofferenza e il dolore emozionali
sono solo un avvertimento che mi dice di non vivere contro la mia verità.
Oggi so che questo si chiama:
AUTENTICITA’
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito
com’è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri,
pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta,
anche se quella persona ero io.
Oggi so che questo si chiama
RISPETTO PER SE STESSI.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso
di desiderare un’altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda
é un invito a crescere.
Oggi so che questo si chiama
MATURITA’.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito di trovarmi sempre
ed in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello
che succede va bene.
Da allora ho potuto stare tranquillo.
Oggi so che questo si chiama
RISPETTO PER SE STESSI.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho smesso di privarmi del mio tempo libero
e di concepire progetti grandiosi per il futuro.
Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento,
ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi.
Oggi so che questo si chiama
SINCERITA’.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò
che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò
che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso,
all’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma oggi so che questo è
AMORE DI SE’
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho smesso di voler avere sempre ragione.
E cosi ho commesso meno errori.
Oggi mi sono reso conto che questo si chiama
SEMPLICITA’.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono rifiutato di vivere nel passato
e di preoccuparmi del mio futuro.
Ora vivo di piu nel momento presente, in cui TUTTO ha un luogo.
E’ la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo
PERFEZIONE.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono reso conto che il mio pensiero può
rendermi miserabile e malato.
Ma quando ho chiamato a raccolta le energie del mio cuore,
l’intelletto è diventato un compagno importante.
Oggi a questa unione do il nome di
SAGGEZZA DEL CUORE.
Non dobbiamo continuare a temere i contrasti,
i conflitti e i problemi con noi stessi e con gli altri
perché perfino le stelle, a volte, si scontrarno fra loro dando origine  a nuovi mondi.
Oggi so che QUESTO è LA VITA!


Charlie Chaplin scrive la poesia che segue per il suo settantesimo compleanno. 
Una poesia che dovremmo leggere ogni mattina...come un mantra...come una meditazione...come una preghiera

Un modo per essere ascoltati.

venerdì 31 agosto 2012

n.32 del settimanale DI TUTTO del 10/08/2012: un onore esserci

n. 32 del Settimanale DI TUTTO del 10/08/2012.
Un onore esserci.

Non avrei potuto pensare ad un titolo più calzante per le intenzioni che perseguo nel mio lavoro di Coaching.
"Aiutare le persone ad amare è la mia mission".
Perchè quell'AMARE è innanzi tutto partire da se stessi.
Per questo articolo desidero ringraziare la mia amica e scrittrice Giusi Dangelico, che con tanto ardore e passione mi ha intervistata facendo emergere il racconto delle mie emozioni.
A voi una breve lettura, per sapere quanto una storia personale possa portare alla foce dei Sogni.
Daniela Marrocco -Coach.

giovedì 30 agosto 2012

La linea retta non è sempre la via migliore: i fiumi insegnano. (Daniela Marrocco Coach)

La linea retta non è sempre la via migliore: i fiumi insegnano. 

La linea retta è la distanza più breve per raggiungere un obiettivo.
La geometria insegna e diventa un'ispirazione per la vita stessa.

Perchè fare percorsi tortuosi per raggiungere qualcosa che desideriamo ardentemente, che sappiamo di volere, per un obiettivo che vogliamo ottenere.
Eppure le nostre scelte si contaminano spesso di colorazioni e sfumature differenti, regalando ombre ad una semplice regolarità razionale. Per andare da un punto ad un altro, tracciare una linea retta.

Eppure, ascoltando storie di vita quotidiana di ciascuno di noi, anche di coloro che del successo sono intrisi, si scopre che sono stati TUTTI VITTIME di INCIDENTI DI PERCORSO. Sono quelle CURVE, quegli ERRORI di percorso ad averli portati in un PORTO (perdonate il gioco di parole) da cui è salpata la nave del destino. 

Forse non è sempre e ogni giorno così.

Ma il dato è che basta guardare i fiumi per comprendere quanto sia scientifico il nostro procedere tortuoso, sinuoso, elaborato, curvato. Una chicane dietro l'altra ci entusiasmiamo come in un circuito di alta velocità. 
Sta a noi tenere l'equilibrio. E in alcuni casi, ci ritroviamo a scrutare, in quelle curve, lembi di terra di vita nuovi, sapori e panorami di esperienza che giocano un ruolo determinante nelle nostre scelte. 
Perchè andare dritto al punto è cosa buona e giusta...Ed è pur vero, che mentre ti muovi su quella linea di letto di fiume che è la vita, e la guardi dall'alto, te ne accorgi: spigoli, fermate, curve, desertificazioni, rigogliose scoperte e infine mete. 
Giù fino al mare, a fondersi con il nostro destino, che è il mare dei fiumi.

Una bella metafora di Baricco in City spiega quanto NATURALE sia lo scientifico incedere di un fiume che si avvia verso il mare seguendo una strada tutt'altro che retta. 
Perchè la rettitudine è solo una parte della geometria composta di questo universo, che si compone di altre forme.


[...] anche se mi sforzo, mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, se proprio voglio trovare qualcosa che mi faccia digerire tutta questa faccenda, finisco per pensare ai fiumi, e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava ’sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metta tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, devi ammettere che c’è qualcosa di assurdo, ed è esattamente quello che pensarono anche loro, c’è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si son messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c’è da non crederci, è che qualsiasi fiume, proprio qualsiasi fiume, prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse dritto, sbalorditivo se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, e non questo fiume o quello, ma tutti i fiumi, come se fosse una cosa obbligatoria, una specie di regola uguale per tutti, che è una cosa da non credere, veramente, pazzesca, ma è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, e dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c’è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall’altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, si, è una storia che se ci pensi è rassicurante, tanto che ho deciso di crederci [...]
Da “City” di Alessandro Baricco, editore Rizzoli

lunedì 30 aprile 2012

Il VIAGGIO dell'EROE. Con Robert Dilts verso la "CHIAMATA" (Daniela Marrocco & Robert Dilts)

Il VIAGGIO dell'EROE. Con Robert Dilts verso la "CHIAMATA" (Daniela Marrocco & Robert Dilts)

Il VIAGGIO dell'EROE.
Un mese fa avevo già scritto degli EROI, di coloro che vanno oltre le proprie SFIDE, il DOLORE, la sofferenza, le situazioni difficili.
In questi ultimi 3 giorni, di questo caldo weekend di Aprile, ho avuto l'onore e il piacere di condividere un WORKSHOP davvero indimenticabile. Il protagonista è ROBERT DILTS.
Da Coach potrei raccontare tanto di tutto, ma inizierò dalla fine, dal suo sguardo intenso e penetrante, tanto da tirar fuori l'anima che spesso si sta buona nel nostro corpo in attesa di un fulmine che la riscaldi.
E' quasi insostenibile tanta profondità di sguardo, e ti fa pensare quanto siamo VULNERABILI di fronte alla pienezza d'anima e di cuore.

Robert Dilts. Trainer e co-autore della Programmazione Neuro Linguistica, allievo di Milton Erickson è stato con quasi 300 persone in aula a condividere il VIAGGIO dell'EROE.
E realmente siamo tutti EROI. 
Volete sapere come?
Partiamo da qui: ognuno di noi è un EROE. 
La prima cosa da fare è TROVARE quella cosa che non solo ci rende FELICI ma ci fa sentire VIVI.
INSIEME.
E' capitato a tutti di fare scelte che ci hanno allontanato dalla felicità e dalla vitalità, ma in qualche modo la vita ci riporta verso SFIDE che ci ri-disegnano la strada. Come una CHIAMATA, un SENSO del vivere profondo e vero.
Ed ecco che il VIAGGIO inizia.
1) E' importante riconoscere la CHIAMATA. E' qualcosa di forte, profondo che ci spinge in una direzione, che ci fa vibrare..La domanda semplice ed evocativa: "Cosa siamo CHIAMATI a fare qui".
2) Impegno. Ogni viaggio, per quanto piacevole lo richiede. Nessuna paura del percorso, ma piena apertura della mente, del potere.Muoversi nella consapevolezza di essere degni e unici per questo viaggio, è importante.
3) LE SOGLIE. Nel viaggio l'EROE incontra SEMPRE delle SFIDE. Sono giri di boa fondamentali per l'evoluzione, per la crescita dell'EROE. La SFIDA presente nel viaggio rappresenta la sfida verso i nuovi desideri, i nuovi obiettivi, l'andare oltre anche se può essere rischioso. Perchè il rischio è parte del viaggio.
4) I GUARDIANI. Durante il viaggio, ci saranno semper persone in grado di supportarci, in un modo o in un altro. Sponsor speciali, in grado di mostrarci differenti lati della visione, del viaggio, in grado di arricchirci. Cambieranno volto spesso. Alcuni resteranno per molto tempo..altri andranno via appena terminato il loro "lavoro". Altri si trasformeranno in critici spietati che dovremo lasciare andare. Il VIAGGIO va compiuto dall'EROE ma non necessariamente da SOLO.
5) TROVA e AFFRONTA i tuoi DEMONI, le tue PAURE. La paura è uno dei demoni interni (ed esterni) che possono far cambiare rotta al viaggio. Ed ecco che è importante ACCOGLIERE, sostenere la paura, sentire la paura per IMPARARE il suo MESSAGGIO e trasformarla in un compagno. La paura ha sempre un'intenzione positiva. Possiamo scoprirla e utilizzarla, in piena filosofia AIKIDO.
6) TORNA A CASA CANTANDO COME UN EROE. Qualche tempo fa in un film ho letto questa frase: VIVI SEGUENDO I TUOI IDEALI, è questo che ti riporta A CASA. Come un'eroe. Ecco, seguire la propria chiamata e SENTIRE i propri IDEALI ci riporta a CASA. In quel luogo in cui siamo VISTI, RICONOSCIUTI, ONORATI, ACCOLTI. 

E mentre leggete queste righe, cominciate a chiedervi: cosa sono chiamato o chiamata a fare...
E vi sorprenderete che ..ad un certo punto..come le nubi lasciano spazio al cielo stellato di San Lorenzo, con stelle malandrine che si propongono di trasportare i vostri desideri, arriverà in tuffo nel vostro cuore la voce che ATTRAVERSO VOI realizzerà il vostro senso di essere qui, ora.
Ma Robert Dilts..è stato molto di più di questo. Perciò a breve..nuovi articoli per nuovi EROI: VOI!

martedì 13 marzo 2012

SOPRAVVIVERE E VIVERE-SOPRA: GLI EROI SIETE VOI. DEDICATO ad una famiglia speciale per me. (D. Marrocco Coach)

SOPRAVVIVERE E VIVERE-SOPRA: GLI EROI SIETE VOI.
DEDICATO ad una famiglia molto speciale per me. (D. Marrocco Coach)
E’ incredibile quanto la leva dolore possa essere forte. Basta accendere la televisione qualche minuto, sintonizzarsi sul telegiornale e dare il via all’infinito susseguirsi di notizie catastrofiche.
Non che non abbiano importanza, naturalmente.
Il punto è: come mai ci sintonizziamo talmente bene sul Pathos proposto e facciamo fatica a stare su ciò che ci salva?
Siamo perennemente e in costante patema d’animo, di quella compassione ed empatia che ci fa SENTIRE TUTTI COLLEGATI.
Di per sé questo atteggiamento emozionale ha del buono. Possiamo sentire e fraternizzare. C’è una comunione che ci rende consapevoli davvero che un battito d’ali di farfalla provoca uragani dall’altra parte del mondo (ndr).
Ed è proprio partendo da questo concetto che ho pensato di scrivere in merito agli EROI.
A quelle persone che sono passate attraverso esperienze assurde della vita, esperienze verso le quali spesso il nostro pensiero recita. “non so come fa a sopravvivere ad un dolore così”.
Non voglio citarvi i casi specifici, perché so che la vostra memoria sarà molto più veloce di queste dita sulla tastiera.
Voglio però dirvi come mi sono sentita ieri, mentre guardavo un telefilm che mi ha stimolato questa riflessione.
E’ un telefilm  che parla di medici, con cornice di sentimenti e apprendimenti. Quei telefilm dove la voce fuori campo ti invita alla riflessione dettandoti un aforisma, una morale, un edotto che metti qualche secondo dopo come tuo “status” su twitter e Facebook. Perché ti ha colpito.
E ieri, in quell’episodio, c’era la drammaticità della morte (fa sempre un certo effetto per me scrivere questa parola..ma esiste. Come dice Steve Jobs: la migliore invenzione della VITA è la MORTE. Ti insegna ad apprezzarla, a sapere che c’è una fine..- o un nuovo inizio).
Non so come mai proprio ieri – il caso sarà caso ma non è mai casuale n.d.r. – eppure…ieri ho SENTITO PERFETTAMENTE IL SENSO DELL’ESSERE EROI. Non di quelli che salvano gli altri, ma quelli che IMPARANO A SALVARE SE STESSI.
Ho SENTITO PROFONDAMENTE il senso di quella parola – SOPRAVVIVERE. Non parlo di quel sopravvivere che ti trascini dietro con il tuo passato, che strenuamente ti porta lentamente in un destino avverso a quello che volevi. NO.
Proprio SOPRA-VIVERE (elido la “v” proprio per rendere l’idea).
Vivere SOPRA il VIVERE quotidiano e costante che mette alla prova.
In quella puntata, dicevo, nello stesso periodo di tempo (un frammento di vita che tutti potremmo raccontare, anche per altrui esperienza) sono morte 2 persone. Il marito di uno dei medici donna e i genitori di 3 ragazzi coinvolti tutti in un incidente stradale.
Sapete. Non è perché si è coach che si impara ad essere astratti. Per me essere COACH è imparare ad attraversare la VITA e SOPRAVVIVERE, andando OLTRE. Ed è ciò che mi impegno a passare ai miei coachee.
Dicevo, non so perché proprio in quel momento, ho realizzato cosa volesse dire PERDERE qualcuno e sapere che era MORTO. Perché in una scena era proprio questo che il medico chiedeva di sentire: la definizione della fine. Perché chiamare le cose con il loro NOME, mette in pace. La donna medico chiedeva alla sua amica chirurga di dirle testuali parole: tuo marito è morto in sala operatoria.
Mette fine. Mette un punto.
Poi ci passi attraverso. E c’è un istante, uno solo in cui ti si muovono dentro tutti gli organi. Come in un impatto. Un impatto forte, come quello di un auto, dove vieni sballottolato ovunque nell’abitacolo, fino a che la fisica non decide di smettere di attivarsi. E tutto intorno si ferma.
Aspetti. Ma dentro non puoi veramente mai sapere che effetto abbia avuto. Finchè non passa, finchè non ci passi.
Pensavo a che frullatore di emozione sia quel momento in cui subisci l’impatto della VITA contro la morte. Non lo puoi prevedere. Puoi solo sentirlo e subirlo. E scegliere cosa fare dopo, solo dopo che il corpo ha smesso di ripararsi alla meno peggio.
Poi lividi e ferite, cicatrici saranno lì a ricordare la battaglia.
In quel momento ho realizzato cosa era accaduto ad alcune persone che mi sono molto vicine. Persone che hanno visto andare via un affetto forte, vero, unico, ombelicale, così..senza preavviso.
E POI MENTRE MI ACCORGEVO DEL TEMPO E DEL LORO MODO DI FARE, CHE SCORREVA DAVANTI AI MIEI OCCHI, HO REALIZZATO QUELLO CHE MOLTI DICONO: ERANO EROI. QUELLE PERSONE SONO EROI.
Sono eroi perché ogni mattina continuano a vivere, sognare, lottare, progettare, cambiare, sfidare la VITA. Perché molti di loro si sono riconciliati con la loro ANIMA e sanno andare avanti perché un impatto non è mai a caso, ma non puoi nemmeno stargli attaccato tutta la vita.
Sono EROI perché la loro ANIMA ha preso del VIAGGIO la parte migliore. E se sei rimasto a viverlo certo non puoi sprecarlo.
A volte si fermano quegli eroi. Perché il cuore ogni tanto fa fatica. Qualche volta, si fermano sul ciglio del ricordo, e guardano nel fiume della malinconia per incontrare ancora chi hanno dovuto lasciare andare.
E a volte, imparano a specchiarsi dentro come il RE LEONE, perché chi è andato è parte di noi. Se è un genitore è DENTRO DI NOI.
Perciò, ecco. Voi siete gli EROI.
Quelli che sanno che VIVERE non è CONTRO qualcosa. Non è ricercare GIUSTIZIA per un IMPATTO. E’ mettersi in viaggio per costruire, guardare, progettare, imparare ad essere felici. Con la possibilità di ricordare, di incontrare. E mentre questo accade, CAMBI. Perché la VITA usa gli IMPATTI per insegnarti LA STRADA BUONA. E alcuni di voi, gli EROI, questo lo hanno imparato.
GRAZIE AI MIEI AMICI DI CUORE..per avermelo insegnato.
Daniela

lunedì 5 marzo 2012

COME UNA DIVA: L’INTIMITA’ DI UN CAMERINO. (Daniela Marrocco Coach - Bari)


COME UNA DIVA: L'INTIMITA' DI UN CAMERINO.
(dedicata a Giusi Dangelico)
E’ curioso come alcune parole raccontino il destino delle persone. E quanto possano descrivere la loro personalità.
Se torniamo con un passo veloce all’immaginario dell’antica Grecia, le DEE erano tutte più o meno dipinte nello stesso modo: belle, piene di potere e fascino, prime donne consapevoli di potere cambiare il destino degli umani con il cenno dell’indice. Amanti dell’adorazione.
Quanti templi dove farsi ammirare, adorare, guardare.
Gli occhi come specchio della loro divinità e presenza.
Vere e proprie DONNE DIVINE. DIVE.
Deriva proprio da quella contrazione del DIVINO la parola DIVA, da quell’usanza umana di eleggere qualcuno a divinità (non importa di qual settore o categoria) che con il suo indice mostri la via o esaudisca una preghiera o si faccia interprete di un bisogno da appagare,  a fronte di un autentico riconoscimento.
Sono affascinata dalle DIVE.
Il loro temperamento è affascinante, pregno di quel colore e calore della “divina” consapevolezza di appartenere ad un destino più grande.
E non è da tutti, si intende, essere dive.
La personalità da Diva – non intendo il puro divismo – solo la personalità, in questi giorni racconta di storie finite in modo strano. Perché non è semplice essere una diva.
Ispirati dalla metafora della Dea, apparentemente amata, vezzeggiata, coccolata dalla folla di credenti e di seguaci, la Diva di oggi propone un dualismo incredibilmente forte: oserei dire quella capacità di essere alla RIBALTA, in evidenza, qualunque cosa accada, pronta alla performance. Presente, perfetta, incredibilmente SUL PEZZO, capace di essere autenticamente talentuosa e riconoscente al suo pubblico.
Quel pubblico che sa ricompensarla con AMORE, ammirazione, guardandola e regalandole il SENSO STESSO DELL’ESISTERE. Senza pubblico, infondo, cosa è una DIVA. E lei lo sa bene.
E poi, c’è  l’altra parte di sé.
Quella forse definita UMANA, dove i riflettori si spengono.
Nessun occhio di bue. Nessuna ombra a far da evidenza di luce. Solo tutto “normale”.
Niente occhi, niente sguardi, niente voci, niente adorazioni. Nulla. Tutto è diverso nel camerino dell’intimità.
Qui, nel camerino, le LUCI sono più tenue, ma impietose. Pronte a svelare un volto diverso. Niente trucchi. Solo se stessa. Una se stessa piena di paure, di ombre, di ricerca continua del senso dell’esistere. Una se stessa che svela la sua fragilità di fronte ad uno specchio.
In quello specchio si riscoprono i segni di un volto che cambia, che si umanizza, segnato dall’esperienza, dalla immensa forza d’animo che spinge la Diva ad essere per il suo pubblico anche oltre se stessa.
Ed è lì in quel momento, che la Diva diventa Donna. Diventa umana.
Diventa colei che è in continua ricerca di un equilibrio, una Luce, un Bagliore nei suoi propri occhi.
Dai riflettori  alla riflessione, si svela la dualità di una personalità sfaccettata, poliedrica, piena di angolature differenti, in grado di regalare sogno, senso, direzione, esaudendo l’immaginario bisogno collettivo di essere interpretati, di seguire un esempio.
Conosco poche persone con il temperamento di una Diva. E nel senso migliore del termine – Diva come dea, ma anche come Donna e Innamorata del suo mestiere – l’ho trovata tra care amicizie.
Svelare se stessa e le sue esperienze attraverso l’emozione è il suo pane: il suo mezzo è la scrittura. E il riferimento ellenico assolutamente reale.
Viva ed emotiva. Forte ed esuberante nel suo esporsi, la ritrovo spesso intenta a studiarsi  in quel “camerino” che è la sua intimità personale. Quel luogo misterioso e inaccessibile, dove occorre a tutti una VIP card per accedere. Ammettendo, che una Vip Card vorremmo poterla concedere tutti per poter dire che ognuno di noi ha in sé un po’ di Diva.
Questa è stata l’alchimia di Facebook in fondo: virtuale appagamento dell’ego umano e del bisogno (neanche troppo segreto) di essere DIVI, cioè guardati, ammirati, pregati, seguiti. In una parola AMATI.
La sua personalità da Diva è tuttavia autentica. Non si limita al virtuale..ma punta al reale. Punta all’inchiostro, alla vita vera, all’essere più che al solo apparire, al contare duplice che è anche racconto.
Lontano dal Divismo esasperato e dall’egocentrismo sterile, la DIVA così come ho voluto raccontarvela si fa interprete delle virtù e dei vizi dell’umana storia, rendendola tessuto ideale per disegnare tele incredibilmente varie di vita da leggere, assorbire, seguire, vedere, ammirare.
Questa è la Diva che ho avuto la fortuna di conoscere. .per scoprire che la sua personalità esuberante e frizzante riserva sorprese infinite di cristallo, pronto a splendere al primo sguardo di luce, eppure consapevole di contenere ciò che l’esperienza vorrà versare in lei quando quella luce si riposerà un poco, come lei, in quel camerino dell’intimità.

mercoledì 15 febbraio 2012

UN ESEMPIO DI LINGUAGGIO DEL CAMBIAMENTO: MILTON MODEL E BARICCO (PNL e Coaching)


UN ESEMPIO DI LINGUAGGIO DEL CAMBIAMENTO: MILTON MODEL E BARICCO (PNL e Coaching)

La strada che CORRE, SCORRE...MA NON SOCCORRE (Milton Model e PNL) firmati ALESSANDRO BARICCO - tratto da OCEANO MARE

"Preghiera di uno che si è perso, e dunque, a dirla tutta, preghiera per me. Signore Buon Dio, abbiate pazienza, sono di nuovo io.
Dunque, qui le cose vanno bene, chi più chi meno, ci si arrangia, in pratica, si trova poi sempre il modo di cavarsela, voi mi capite, insomma, il problema non è questo.
Il problema sarebbe un altro, se avete la pazienza di ascoltarmi.
Il problema è questa strada,
bella strada questa che corre e scorre e soccorre,
ma non corre diritta,
come potrebbe e nemmeno storta come saprebbe, no.
Curiosamente si disfa.
Credetemi (per una volta voi credete a me) si disfa.
Dovendo riassumere, se ne va un po' di qua, un po' di là,
presa da improvvisa libertà.
Chissà.
Adesso, non per sminuire, ma dovrei spiegarvi questa cosa,
che è cosa da uomini, e non è cosa da Dio,
di quando la strada che si ha davanti
si disfa,
si perde,
si sgrana,
si eclissa,
non so se avete presente,
ma è
facile che non abbiate presente,
è una cosa da uomini, in generale,
perdersi.
Non è roba da Voi.
Bisogna che abbiate pazienza e mi lasciate spiegare.
Faccenda di un attimo.

Innanzitutto non dovete farvi fuorviare dal fatto che,
tecnicamente parlando, non si può negarlo,
questa strada che corre,
scorre,
soccorre,
sotto le ruote di questa carrozza,
effettivamente, volendo attenersi ai fatti,
non si disfa affatto.
Tecnicamente parlando.
Continua diritta, senza esitazioni,
neanche un timido bivio, niente.
Diritta come un fuso.
Lo vedo da me.
Ma il problema, lasciatevelo dire, non sta qui.
Non è di questa strada, fatta di terra e polvere e sassi,
che stiamo parlando. La strada in questione è un'altra.
E corre non fuori, ma dentro.
Qui dentro. Non so se avete presente: la mia strada.
Ne hanno tutti una, lo saprete anche voi,
che tra l'altro, non siete estraneo
al progetto di questa macchina che siamo,
tutti quanti, ognuno a modo suo.
Una strada dentro ce l'hanno tutti, cosa che facilita,
per lo più, l'incombenza di questo viaggio nostro,
e solo raramente, ce lo complica.
Adesso è uno dei momenti che lo complica.
Volendo riassumere, è quella strada,
quella dentro, che si disfa, si è disfatta, benedetta, non c'è più.
Succede, credetemi, succede.
E non è una cosa piacevole.
Io credo che quella vostra trovata del diluvio universale,
sia stata in effetti una trovata geniale.
Perché a voler trovare un castigo,
mi chiedo cosa sia meglio che lasciare
un povero cristo da solo in mezzo a quel mare.
Neanche una spiaggia.
Niente.
Uno scoglio. Un relitto derelitto.
Neanche quello.
Non un segno per capire da che parte andare, per andarci a morire.
... So perfettamente qual è la domanda,
è la risposta che mi manca.
Corre questa carrozza, e io non so dove.
Penso alla risposta, e nella mia mente diventa buio.
Così questo buio io lo prendo e lo metto nelle vostre mani.
E vi chiedo Signore Buon Dio di tenerlo con voi un'ora soltanto,
tenervelo in mano quel tanto che basta per scioglierne il nero,
per scioglierne il male che fa nella testa,
quel buio nel cuore, quel nero, vorreste?
Potreste anche solo chinarvi,
guardarlo,
sorriderne,
aprirlo,
rubargli una luce e
lasciarlo cadere che tanto
a trovarlo ci penso poi io,
a vedere dov'è.
Una cosa da nulla per voi, così grande per me.
Mi ascoltate Signore Buon Dio?
Non è chiedervi tanto,
è solo una preghiera,
che è un modo di scrivere il profumo dell'attesa.
Scrivete voi dove volete il sentiero che ho perduto.
Basta un segno, qualcosa,
un graffio leggero sul vetro di questi occhi che guardano senza vedere,
io lo vedrò.
Scrivete sul mondo una sola parola scritta per me,
la leggerò.
Sfiorate un istante di questo silenzio,
lo sentirò.
Non abbiate paura, io non ne ho.
E scivoli via questa preghiera con la forza delle parole,
oltre la gabbia del mondo, fino a chissà dove.