martedì 13 marzo 2012

SOPRAVVIVERE E VIVERE-SOPRA: GLI EROI SIETE VOI. DEDICATO ad una famiglia speciale per me. (D. Marrocco Coach)

SOPRAVVIVERE E VIVERE-SOPRA: GLI EROI SIETE VOI.
DEDICATO ad una famiglia molto speciale per me. (D. Marrocco Coach)
E’ incredibile quanto la leva dolore possa essere forte. Basta accendere la televisione qualche minuto, sintonizzarsi sul telegiornale e dare il via all’infinito susseguirsi di notizie catastrofiche.
Non che non abbiano importanza, naturalmente.
Il punto è: come mai ci sintonizziamo talmente bene sul Pathos proposto e facciamo fatica a stare su ciò che ci salva?
Siamo perennemente e in costante patema d’animo, di quella compassione ed empatia che ci fa SENTIRE TUTTI COLLEGATI.
Di per sé questo atteggiamento emozionale ha del buono. Possiamo sentire e fraternizzare. C’è una comunione che ci rende consapevoli davvero che un battito d’ali di farfalla provoca uragani dall’altra parte del mondo (ndr).
Ed è proprio partendo da questo concetto che ho pensato di scrivere in merito agli EROI.
A quelle persone che sono passate attraverso esperienze assurde della vita, esperienze verso le quali spesso il nostro pensiero recita. “non so come fa a sopravvivere ad un dolore così”.
Non voglio citarvi i casi specifici, perché so che la vostra memoria sarà molto più veloce di queste dita sulla tastiera.
Voglio però dirvi come mi sono sentita ieri, mentre guardavo un telefilm che mi ha stimolato questa riflessione.
E’ un telefilm  che parla di medici, con cornice di sentimenti e apprendimenti. Quei telefilm dove la voce fuori campo ti invita alla riflessione dettandoti un aforisma, una morale, un edotto che metti qualche secondo dopo come tuo “status” su twitter e Facebook. Perché ti ha colpito.
E ieri, in quell’episodio, c’era la drammaticità della morte (fa sempre un certo effetto per me scrivere questa parola..ma esiste. Come dice Steve Jobs: la migliore invenzione della VITA è la MORTE. Ti insegna ad apprezzarla, a sapere che c’è una fine..- o un nuovo inizio).
Non so come mai proprio ieri – il caso sarà caso ma non è mai casuale n.d.r. – eppure…ieri ho SENTITO PERFETTAMENTE IL SENSO DELL’ESSERE EROI. Non di quelli che salvano gli altri, ma quelli che IMPARANO A SALVARE SE STESSI.
Ho SENTITO PROFONDAMENTE il senso di quella parola – SOPRAVVIVERE. Non parlo di quel sopravvivere che ti trascini dietro con il tuo passato, che strenuamente ti porta lentamente in un destino avverso a quello che volevi. NO.
Proprio SOPRA-VIVERE (elido la “v” proprio per rendere l’idea).
Vivere SOPRA il VIVERE quotidiano e costante che mette alla prova.
In quella puntata, dicevo, nello stesso periodo di tempo (un frammento di vita che tutti potremmo raccontare, anche per altrui esperienza) sono morte 2 persone. Il marito di uno dei medici donna e i genitori di 3 ragazzi coinvolti tutti in un incidente stradale.
Sapete. Non è perché si è coach che si impara ad essere astratti. Per me essere COACH è imparare ad attraversare la VITA e SOPRAVVIVERE, andando OLTRE. Ed è ciò che mi impegno a passare ai miei coachee.
Dicevo, non so perché proprio in quel momento, ho realizzato cosa volesse dire PERDERE qualcuno e sapere che era MORTO. Perché in una scena era proprio questo che il medico chiedeva di sentire: la definizione della fine. Perché chiamare le cose con il loro NOME, mette in pace. La donna medico chiedeva alla sua amica chirurga di dirle testuali parole: tuo marito è morto in sala operatoria.
Mette fine. Mette un punto.
Poi ci passi attraverso. E c’è un istante, uno solo in cui ti si muovono dentro tutti gli organi. Come in un impatto. Un impatto forte, come quello di un auto, dove vieni sballottolato ovunque nell’abitacolo, fino a che la fisica non decide di smettere di attivarsi. E tutto intorno si ferma.
Aspetti. Ma dentro non puoi veramente mai sapere che effetto abbia avuto. Finchè non passa, finchè non ci passi.
Pensavo a che frullatore di emozione sia quel momento in cui subisci l’impatto della VITA contro la morte. Non lo puoi prevedere. Puoi solo sentirlo e subirlo. E scegliere cosa fare dopo, solo dopo che il corpo ha smesso di ripararsi alla meno peggio.
Poi lividi e ferite, cicatrici saranno lì a ricordare la battaglia.
In quel momento ho realizzato cosa era accaduto ad alcune persone che mi sono molto vicine. Persone che hanno visto andare via un affetto forte, vero, unico, ombelicale, così..senza preavviso.
E POI MENTRE MI ACCORGEVO DEL TEMPO E DEL LORO MODO DI FARE, CHE SCORREVA DAVANTI AI MIEI OCCHI, HO REALIZZATO QUELLO CHE MOLTI DICONO: ERANO EROI. QUELLE PERSONE SONO EROI.
Sono eroi perché ogni mattina continuano a vivere, sognare, lottare, progettare, cambiare, sfidare la VITA. Perché molti di loro si sono riconciliati con la loro ANIMA e sanno andare avanti perché un impatto non è mai a caso, ma non puoi nemmeno stargli attaccato tutta la vita.
Sono EROI perché la loro ANIMA ha preso del VIAGGIO la parte migliore. E se sei rimasto a viverlo certo non puoi sprecarlo.
A volte si fermano quegli eroi. Perché il cuore ogni tanto fa fatica. Qualche volta, si fermano sul ciglio del ricordo, e guardano nel fiume della malinconia per incontrare ancora chi hanno dovuto lasciare andare.
E a volte, imparano a specchiarsi dentro come il RE LEONE, perché chi è andato è parte di noi. Se è un genitore è DENTRO DI NOI.
Perciò, ecco. Voi siete gli EROI.
Quelli che sanno che VIVERE non è CONTRO qualcosa. Non è ricercare GIUSTIZIA per un IMPATTO. E’ mettersi in viaggio per costruire, guardare, progettare, imparare ad essere felici. Con la possibilità di ricordare, di incontrare. E mentre questo accade, CAMBI. Perché la VITA usa gli IMPATTI per insegnarti LA STRADA BUONA. E alcuni di voi, gli EROI, questo lo hanno imparato.
GRAZIE AI MIEI AMICI DI CUORE..per avermelo insegnato.
Daniela

lunedì 5 marzo 2012

COME UNA DIVA: L’INTIMITA’ DI UN CAMERINO. (Daniela Marrocco Coach - Bari)


COME UNA DIVA: L'INTIMITA' DI UN CAMERINO.
(dedicata a Giusi Dangelico)
E’ curioso come alcune parole raccontino il destino delle persone. E quanto possano descrivere la loro personalità.
Se torniamo con un passo veloce all’immaginario dell’antica Grecia, le DEE erano tutte più o meno dipinte nello stesso modo: belle, piene di potere e fascino, prime donne consapevoli di potere cambiare il destino degli umani con il cenno dell’indice. Amanti dell’adorazione.
Quanti templi dove farsi ammirare, adorare, guardare.
Gli occhi come specchio della loro divinità e presenza.
Vere e proprie DONNE DIVINE. DIVE.
Deriva proprio da quella contrazione del DIVINO la parola DIVA, da quell’usanza umana di eleggere qualcuno a divinità (non importa di qual settore o categoria) che con il suo indice mostri la via o esaudisca una preghiera o si faccia interprete di un bisogno da appagare,  a fronte di un autentico riconoscimento.
Sono affascinata dalle DIVE.
Il loro temperamento è affascinante, pregno di quel colore e calore della “divina” consapevolezza di appartenere ad un destino più grande.
E non è da tutti, si intende, essere dive.
La personalità da Diva – non intendo il puro divismo – solo la personalità, in questi giorni racconta di storie finite in modo strano. Perché non è semplice essere una diva.
Ispirati dalla metafora della Dea, apparentemente amata, vezzeggiata, coccolata dalla folla di credenti e di seguaci, la Diva di oggi propone un dualismo incredibilmente forte: oserei dire quella capacità di essere alla RIBALTA, in evidenza, qualunque cosa accada, pronta alla performance. Presente, perfetta, incredibilmente SUL PEZZO, capace di essere autenticamente talentuosa e riconoscente al suo pubblico.
Quel pubblico che sa ricompensarla con AMORE, ammirazione, guardandola e regalandole il SENSO STESSO DELL’ESISTERE. Senza pubblico, infondo, cosa è una DIVA. E lei lo sa bene.
E poi, c’è  l’altra parte di sé.
Quella forse definita UMANA, dove i riflettori si spengono.
Nessun occhio di bue. Nessuna ombra a far da evidenza di luce. Solo tutto “normale”.
Niente occhi, niente sguardi, niente voci, niente adorazioni. Nulla. Tutto è diverso nel camerino dell’intimità.
Qui, nel camerino, le LUCI sono più tenue, ma impietose. Pronte a svelare un volto diverso. Niente trucchi. Solo se stessa. Una se stessa piena di paure, di ombre, di ricerca continua del senso dell’esistere. Una se stessa che svela la sua fragilità di fronte ad uno specchio.
In quello specchio si riscoprono i segni di un volto che cambia, che si umanizza, segnato dall’esperienza, dalla immensa forza d’animo che spinge la Diva ad essere per il suo pubblico anche oltre se stessa.
Ed è lì in quel momento, che la Diva diventa Donna. Diventa umana.
Diventa colei che è in continua ricerca di un equilibrio, una Luce, un Bagliore nei suoi propri occhi.
Dai riflettori  alla riflessione, si svela la dualità di una personalità sfaccettata, poliedrica, piena di angolature differenti, in grado di regalare sogno, senso, direzione, esaudendo l’immaginario bisogno collettivo di essere interpretati, di seguire un esempio.
Conosco poche persone con il temperamento di una Diva. E nel senso migliore del termine – Diva come dea, ma anche come Donna e Innamorata del suo mestiere – l’ho trovata tra care amicizie.
Svelare se stessa e le sue esperienze attraverso l’emozione è il suo pane: il suo mezzo è la scrittura. E il riferimento ellenico assolutamente reale.
Viva ed emotiva. Forte ed esuberante nel suo esporsi, la ritrovo spesso intenta a studiarsi  in quel “camerino” che è la sua intimità personale. Quel luogo misterioso e inaccessibile, dove occorre a tutti una VIP card per accedere. Ammettendo, che una Vip Card vorremmo poterla concedere tutti per poter dire che ognuno di noi ha in sé un po’ di Diva.
Questa è stata l’alchimia di Facebook in fondo: virtuale appagamento dell’ego umano e del bisogno (neanche troppo segreto) di essere DIVI, cioè guardati, ammirati, pregati, seguiti. In una parola AMATI.
La sua personalità da Diva è tuttavia autentica. Non si limita al virtuale..ma punta al reale. Punta all’inchiostro, alla vita vera, all’essere più che al solo apparire, al contare duplice che è anche racconto.
Lontano dal Divismo esasperato e dall’egocentrismo sterile, la DIVA così come ho voluto raccontarvela si fa interprete delle virtù e dei vizi dell’umana storia, rendendola tessuto ideale per disegnare tele incredibilmente varie di vita da leggere, assorbire, seguire, vedere, ammirare.
Questa è la Diva che ho avuto la fortuna di conoscere. .per scoprire che la sua personalità esuberante e frizzante riserva sorprese infinite di cristallo, pronto a splendere al primo sguardo di luce, eppure consapevole di contenere ciò che l’esperienza vorrà versare in lei quando quella luce si riposerà un poco, come lei, in quel camerino dell’intimità.